Agriturismo Parma, Poveri mangiari, Vellutata di zucca e du granen ed piopà

Sabato 17 Febbraio 2018

Agriturismo Parma, Poveri mangiari, Vellutata di zucca e du granen ed piopà

Lui, l’uomo del mondo piccolo, lui che ebbe tutto o quasi: gloria e galera, amici e nemici, lui che non ebbe mai il piacere di correre a cavallo, ma poté sollevare la polvere delle strade parmensi coi ventitré cavalli della sua inseparabile Guzzi 500. Oggi sarebbe lui, a stupirsi di essere in questa terra in cui lottò, più solo che mai, contro rossi e bianchi, il più amato e rimpianto narratore tradotto in ben più di quaranta lingue. 

 

Oggi tutti l’individuano nel racconto portato sugli schermi da Fernandel e Gino Cervi, racconto che lui, forse enfatizzandolo un po’, mise nero su bianco, ma che spesso era realtà di questo contado parmense, dove per un non nulla gli animi si riscaldavano, se d’inverno, all’osteria davanti a una foietà, (bicchiere di vino) d’ estate al sole cocente padano. Gente che però sapeva ritrovare l’armonia e l’affiatamento in fretta, se di là dalla sponda del fosso c’era chiunque a chiedere aiuto. Forse il suo più grande successo fu quello di raccontare un mondo reale, che a tutt’oggi l’ostinata testardaggine di questa gente del luogo, influenzata dai soloni che spesso arrivan da fuori, si ostina stupidamente a rifiutare, ignara comunque di averla nel proprio dna. Se penso al periodo di Giovannino Guareschi e alla Parma di oggi un po’ mi rattristo, la trovo troppo rassegnata, priva della sua verve, del suo carattere, della sua nobiltà e della sua reputazione. Quasi dimentica del passato, delle sue figure, del suo patrimonio, dei suoi talenti ed ancor più della sua incantevole, affascinante e pungente parlata. Eppure, mia Parma dovresti rivendicare le tue gesta le tue memorie, il tuo stile e modo di essere, grezza e regale, spregiudicata e cortese, scaltra e galante, tu che hai vissuto e ci hai fatto vivere un romanzo pieno di intrecci di cui tante pagine speriamo rimangano da scrivere.

Il legame per la ricetta oggi lo trovo nella parola “piopa”. Piopa è il termine dialettale per indicare gli alberi che crescono lungo il Po, dove ha trovato i natali Giovannino, cosi come dicasi sempre nel nostro idioma, della carne bianca di pollo, forse proprio per il suo colore e la fibratura che richiama un po’ quella del legno di pioppo. Assicuratevi di avere qualche ritaglio di carne bianca di pollo che farete rosolare a piacere dopo averla passata in un pizzico di farina.

Tagliate a fettina una cipolla e sbiancatela nel burro in capiente tegame, mondate e tagliate un poco di zucca violina ed unitela alla cipolla con qualche tocco di patata sbucciata, aggiungete brodo vegetale fino a coprire la composta, mettete un coperchio e fate cuocere sino a che mescolando vedete che il tutto si disfa. Se necessario date una passata con il frullatore ad immersione per ottenere una composta cremosa e consistente. Servite in fondina la vellutata, aggiungete qualche tocchetto di pollo, una spruzzatina di peperoncino tritato, una spolverata di parmigiano grattugiato al momento e qualche goccia di olio, buono. L’olio a crudo deve essere buono, altrimenti meglio soprassedere.

 

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