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Primavera e tempo di vacanze alla corte di Ciato

 

Ogni città ogni paese anche il più piccolo racchiude in sé una storia che si manifesta nella sua architettura e nel suo tessuto urbano.
Poi, nel lento scorrere del tempo di una volta, e in modo sempre più veloce nell’oggi, a causa delle esigenze di quella che chiamiamo modernità hanno subito modifiche nella viabilità così come nelle trasformazioni e collocazione degli edifici che caratterizzavano il passato.

 

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Se ti propongo di soggiornare a Ciato c'e un perche'

 

Lo so è condivido il vostro pensiero, #Parma è una città come tante, posata sulla #viaemilia fra #Reggio e #Piacenza, si mangia bene e ci si vive anche bene, ma può essere percepita e vissuta in modo diverso a seconda di dove si decide di soggiornare.
Per assaporarla appieno, per vivere un soggiorno unico ed indimenticabile bisogna conoscerla un po’ come tutte le mete e noi che ci siamo nutriti e affondiamo le nostre radici in questa terra di mezzo possiamo aiutarvi.
Siamo nati qui a Ciato, già dimora romana, sul tavolo della cucina, come usava un tempo e siamo cresciuti con le sue prelibatezze fatte spesso anche di #poverimangiari, resi unici dalla maestria, arte e sapienza delle nonne pedemontane.
Una volta arrivato capirai il perché. La nostra conoscenza del territorio renderà il tuo permanere spensierato e ti indirizzerà non solo fra i percorsi turistici più noti e declamati, ma in cantine, opifici e laboratori in cui la vita procede tranquilla e spensierata.
Luoghi particolari spesso di dimensioni ridotte ma di grande socialità con una propria interpretazione della vita che renderà il tuo soggiorno unico e indimenticabile.
Degustazioni casuali e occasionali incontri nei campi, nei boschi e nelle radure, cene tradizionali, magiche serate nelle #osterie e feste paesane in quella che noi non amiamo definire la #valledelcibo o #foodwallwey ma più semplicemente la mecca gastronomica perché per chi ha qui le sue radici non è uno slogan turistico o di mercato, è un rito sacrale.

 

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Poveri Mangiari, Riso e melone

 

Nonostante la siccità abbiamo abbondanza di #meloni e vediamo di ficcarli in tutte le salse, ovvio che essendo di #Parma lo accostiamo anche al #prosciutto e ì modi sono diversi, se mi riesce qualcuno vedrò di riportarlo. Ma per non rovinare i meloni che quest’anno sono veramente eccezionali fate in modo di scegliere il giusto prosciutto che potrò consigliarvi in altra sede.

 

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Poveri mangiari bavette alla menta

Avete poco tempo ma non volete rinunciare ad un buon piatto di pasta.
Che aspettate, ponete al fuoco la pentola e correte nell’orto a fare incetta di menta.

 

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Poveri mangiari "frittata di zucchine"

Finalmente le zucchine sono entrate in produzione e nonostante il caldo anomalo le nostre cocche continuano a donarci le uova.
E da buoni contadini e da discreti “rezdor” di quelli che oltre a fare di conto, proprio per fare quadrare il bilancio e tenere a dovere la cambusa e per non buttare le primizie si dilettano anche in cucina con due ingredienti del patrimonio contadino: il pollaio e l’orto.

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Poveri mangiari Spaghetti del carrettiere.

 

Me li ricordo bene i carrettieri di Panocchia, con i loro amico cavallo e la bara dalle ruote giganti, andavano col freddo e col caldo a caricare di sabbia e di ghiaia e a volte di legna.  Qualunque fosse il luogo di scarico e carico, l’incrocio sulla pedemontana, dove c’era la famosa osteria “la buca” era una tappa obbligata. La c’era sempre pronto due fette di spalla cotta o qualche buon salume ed un bicchiere di quel rosso scuro, ma talmente scuro che col tempo colorava i bicchieri e lasciva la firma sul tavolo, dove il bianco gesso aveva segnato i punti della briscola della sera prima.
Ricordo che spesso all’ultimo viaggio poteva essere che era il cavallo a portare a casa il carrettiere, uomini che in tasca avevano pochi spiccioli e li spendevano più volentieri nelle calorie del vino che della pasta. Già ne avevano pochi di suo, poi ci pensavano le rubizze mogliere; li conoscevano bene, e per mantenere la famiglia sapevano bene di ragione e di ragioneria.
Così che spesso la penuria di pecunia, portava con se anche la povertà dei condimenti vedendo spesso il formaggio sostituito col pane ed ad ultimare il condimento i prodotti meno costosi e di più facile reperimento del tempo.
Ed eccoci ad un altro “poveri mangiari” che arricchisci la raccolta dell’agriturismo Ciato di Parma.

 

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Poveri mangiari: i vertis e le uova. #Mortai e #cannoni

 

 

Se qualche giorno fa vi abbiamo proposto l’asparago selvatico “vertis” nel parlare del mio contado. Villa, come si usava dire un tempo e come si riscontra consultando le vecchie carte, Villa di Panocchia, appunto, a un tiro di mortaio da Parma, anche oggi andremo a dilettarci in cucina con lo stesso ingrediente.
Chiediamo comprensione anche per il linguaggio, per “mortaio cannone”, ma gli informatici ci suggeriscono che più che alla grammatica bisogna fare attenzione all’ algoritmo che paga più di quanto spendevano i villani per gustarsi il piatto che andremo a descrivere e alla cui preparazione daremo tutta l’attenzione grammaticale e non algoritmica.

 

 

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Turistando per Parma

 

Sono certo che almeno una volta avrete sentito parlare della valparma o più semplicemente di Parma, city of gastronomy, del suo teatro regio, casa del festival Verdi, o  delle sue chiese e palazzi, monumenti che contengono opere del Correggio del Parmigianino del Goia o della collezione Morandi ben custodita nella villa di campagna dei Magnanirocca, per non parlare del giro dei castelli di Parma o delle sue produzioni a denominazione di origine controllata.

 

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Poveri mangiari "I vertis"

 

Pochi lo sanno ma la varietà dei prodotti dell’agricoltura di quella che oggi è definita la #foodwalley, valle del cibo un tempo annoverava fra i tanti, coltivato verso Cervara, anche la coltivazione di piccoli appezzamenti di riso.

 

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La valle del cibo

 

Per gli amanti dell’enogastronomia e alla ricerca del buon cibo e del vino oggi anche il nostro Paese offre numerose e infinite opportunità.

 

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Salame #felino cotto.

 

Oggi vogliamo suggerire un piatto che si inserisce fra i nostri “poveri mangiari” la rassegna di ricette che proponiamo sulle pagine del sito del nostro #agriturismo Ciato.

 

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Immagini da Facebook

Oggi voglio proporvi le immagini di albe e treamonti di Ciato #agriturismiparma #agriturismoparma. Seguiteci sulla pagina  https://www.facebook.com/agriturismociato 

 

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Pasqua 2022 da oggi si cambia.

 

Poeti cantanti scrittori, in tanti hanno diviso la vita in stagioni, così ci stiamo provando o forse adeguando anche noi dell’agriturismo Ciato.

Pur rimanendo fedeli all’attività primaria che è quella dell’agricoltura, che ci ha comunque visti spesso protagonisti di innovazione, cambiamento e sperimentazione al fianco di prestigiose scuole ed enti, nell’ambito dell’attività collaterale agrituristica abbiamo avuto le nostre mutazioni.

 

 

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Viaggio a Parma

 

Entrate con grinta, siete in #Emilia e se all’ingresso vi offrono un bicchiere di vino, non è detto che tutte le porte e tutti i segreti ve li mettiamo a portata di mano. Chiedete con forza ed insistenza, questa terra ha mille e forse più cose da dirvi, ma vanno cercate con determinazione.

Addentratevi cercate di penetrarla, corteggiatela questa terra parmigiana, se veramente volete capirla. Diversamente resterà, per voi avventurieri, un enigma e la lascerete con le conoscenze che già avevate nel vostro bagaglio.

 

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Poveri mangiari "Uovo croccante" o di Pasqua

 

L’uovo è sempre stato uno degli alimenti che ha contribuito a sfamare le comunità rurali.

Diverse sono le ricette che già abbiamo messo in rete nella nostra raccolta di “poveri mangiari” scritta sulle pagine di agriturismo Ciato.

Oggi ne voglio proporre una che si cucinava in particolare durante il periodo della Pasqua, quando nel pollaio le galline che provenivano dal riposo invernale riprendevano con abbondanza la deposizione.

 

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#Vini

Ho sempre amato Ciato la fattoria in cui sono nato, un luogo dall’atmosfera rustica e rilassata dove ho sempre goduto di una cucina autentica lontano dal trambusto quotidiano, fatta di cose semplici quanto genuine.

Siamo ai piedi dell’anfiteatro naturale dell’appennino tosco emiliano dove il crinale unisce e non divide. Un’ampia corte a u classica della Padania che volge al colle, un angolo di pace dove il silenzio assordante e rotto solo dal canto dei merli dove anche durante le torride serate d’estate puoi godere del marino che scende dal colle ad asciugare il prosciutto di Parma.

Un rustico, ma sempre ben mantenuto nel tempo. L’ampio porticato è ampio e adornato di oggetti della civiltà contadina, una vera oasi di pace e meditazione.

Un angolo, oggi che l’attività agrituristica è limitata solo agli ospiti che pernottano, di rara meditazione accompagnata spesso dai vini incontrati durante la passata attività di promozione turistica del titolare.

Vini degustati che questa settimana 04.04.20220 passeremo in rassegna sulla pagina social del nostro agriturismo.

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Poveri mangiari "il sole in un cirro"

Oggi la cucina era tutta mia è vista la generosità delle mie galline per ringraziare loro e omaggiare il mio palato e rendere lode al cielo mi sono cucinato il “sole in un cirro” ricetta trovata nella mia raccolta di “poveri mangiari.

Di mattino mettete in frigorifero le uova che vi occorrono a seconda dell’appetito e dei commensali, una ciotola adatta a sopportare le fruste del vostro battitore e le fruste medesime, il tutto vi sarà di aiuto a montare le chiara (albume)

All’ora di pranzo separate il tuorlo senza romperlo dall’albume che metterete nella ciottola tolta dal frigorifero.

Montate le stesse con un pizzico di sale, stendete l’albume su carta da forno dandogli una forma di cirro con un piccolo incavo al centro in cui con attenzione adagerete i tuorli.

Nel frattempo avrete portato il vostro forno a circa 160/170° pronto per tenere le uova 7/8 minuti regolate a piacere di pepe sale zenzero o quella spezia che più vi stuzzica e buon appetito.

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Poveri mangiari. Il minestrone di mamma Anselmina

Poveri mangiari, la mera sopravvivenza delle povere famiglie di quella campagna che fu che dall’orto “ed derdè ca” dovevano procurarsi qualche cosa da mettere nel piatto di tutti i giorni, quella dignità che li faceva vivere.

La varietà e la ricchezza del proprio orto donavano armonia, colore e sostanza a quelle fantastiche casseruole di terra cotta poste sulla cucina economica il cui calore non solo scaldava la stanza ma rallegrava anche la budella maiuscola.

Il minestrone della mamma Anselmina variava a seconda della stagionalità e di quanto era riuscita a conservare nella moscarola che teneva giù in cantina dove nessun raggio di sole poteva entrare e il fresco del ventre di madre terra allungava la conservazione degli alimenti.

La cucina della mamma emanava un odore unico e i travetti e le travi di legno erano impregnati di un odore che dava il senso del desco.

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Poveri mangiari Spaghetti e cipolla.

 

Oggi passando dall’orto o colto per la dispensa qualche cipolla borettana che ormai volge a maturazione e volendone apprezzare il gusto ho cercato del come l’avrebbe utilizzata per preparare un piatto che si possa accostare ai miei “poveri mangiari” la nonna.

Poveri di costo non certo di nutrimento, anche perché allorché si andava di poveri mangiari i mestieri richiedevano un buon apporto nutritivo più di quanto serva oggi.

Cosi che nel quaderno dalla sgualcita copertina nera mi son trovato davanti ad un piatto parzialmente povero perché prevedeva l’acquisto degli spaghetti.

Procuratevi degli spaghetti di fabbrica artigianale da un pastaio che utilizzi grano duro del territorio.

Ha proposito ve ne avevo già accennato non fatevi ingannare dalla dicitura farina Kamut, che non è un grano ma un marchio americano. 

 

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Poveri mangiari La Marocca

 

E’ possibile, almeno ad alcuni succede che alcune cose arrivino in controsenso al cocente sole padano, immagini di un gelido inverno riportate alla mente dal casuale spostamento del libro “Pagine di diario” cosi che nella mente balugino le frasi del poeta Francesco Giuliani, pastore d’Abruzzo.

 

Di settembre allor verso la fine
lassù nel nostro Campo Imperatore, sull’alte vette, e pur sulle colline vi scende della neve il bel candore, bianche le valli ed il piano brine
Ti punge il freddo; le greggi ed il pastore non vi ponno più stare senza ripari a partir convien che si prepari.

 

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Poveri mangiari Frittata ortolana

 

 

 

Di buon’ora, prima che qui in padania il sole cuocia le teste e faccia diminuire la concentrazione nostra e degli oli essenziali delle erbe dell’orto mi sono fatto un giro e ho cavato qualche cipolla borettana, una testa di aglio per vedere se prima della notte del solstizio si possa cavare e mettere in andana affinché abbia a beneficiare della rugiada di s. Giovanni che oltre a conferirgli poteri misteriosi ne ritarderà la germinazione.

 

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PARMA: CITY OF GASTRONOMY

Raccontano che Parma si la capitale dell’enogastronomia, che la valle che ha sentito il nostro primo vagito sia la valle del cibo. Noi abbiamo fede, quasi ci crediamo, forse per indottrinamento, probabile perché c’è l’hanno inculcato da quando eravamo piccoli e come un mantra continuano, o forse è vero; non sappiamo, non siamo integralisti ed ancor meno detentori dell’assoluto, ma siamo certi che se volete un piacere esclusivo, che non si pone come il migliore, ma come unico, che trova memoria nella notte dei tempi, nella tradizione senza età, ecco, prima che tutto vada a finire nell’oblio, conviene avanti che il fuoco delle cucine taccia per sempre, un pernotto all’agriturismo Ciato, dove ancora per passione e per pochi, tempo e accadimenti permettendo si possono gustare le irripetibilità dei poveri mangiari consumati sotto il portico che volge al maniero emerso sul colle per atto amoroso, accarezzati dalla brezza marina che racchiude in se l’odore del maiale e l’olezzo del prosciutto coronato. Una dimensione nuova dell’esistere, dove ancora si possono al rintocco dell’ordinotte iniziare a vivere poetiche notti estive.

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Poveri mangiari I ciacci

 

Il pane è arte e scienza e come la musica è l’organizzazione dei saperi, delle note e dei silenzi, accordati nello spartito del tempo e nello spazio. 

Un’arte ricercata per conseguire determinati effetti che riescono ad esprimere l’interiorità dell’individuo e del territorio dove nasce.

Tutto avviene mediante la maestria e l’utilizzo sapiente di strumenti e ingredienti espressione di un territorio che, attraverso i principi della chimica, dell’acqua e del fuoco procurano la percezione gustativa e olfattiva, l’avventura emotiva voluta dall’artista.

Non a caso l’etimologia della parola pane sembra potersi ricondurre alla radice “pa”, alimento essenziale e fondamentale, quasi sacrale, a prescindere dalla sua forma.

 

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Poveri mangiari, fave e passata

Oramai la raccolta delle piaciute fave è agli sgoccioli; messe sottovuoto quelle per la congelazione, rimangono quelle che si porteranno ad essicazione, vuoi per il consumo secco in inverno, sia quelle per la riproduzione al fine di mantenere in vita questa varietà di fava grossa.

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Poveri mangiari Zuppa di fave.

Ho raccolto delle fave e siccome sono molto deperibili ho pensato di utilizzarle subito per preparare una zuppa di fave con aggiunta di un po’ di pancetta.
Tra i nostri poveri mangiari non poteva mancare in questa stagione un piatto uscito si dalla fantasia delle nostre nonne, dettato da quel “culetto” di pancetta rimasto nella moscarola e dalle fave fresche dell’orto.

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