Gioved� 18 Novembre 2010
E’ il motto dell’organizzazione mondiale che dovrebbe combattere la fame nel mondo, che con il suo ultimo rapporto evidenzia la morte di circa otto milioni di bambini al di sotto dei 5 anni nel mondo. Non a questi livelli, ma anche nel nostro paese, dove nessuno per fortuna muore di fame; AGREA comunica la distribuzione di sessantamila tonnellate di alimenti a duemilioni settecento settantasettemila settecentotrentasei indigenti. L’Italia nel contempo continua ad importare il cinquanta per cento del suo fabbisogno alimentare.
E noi per dare una mano all’agricoltura nazionale, che muore, stiamo incentivando di bruciare le nostre produzioni per energie alternative, incentivare la coltivazione di antiche varietà per nulla produttive ne proponibili sotto l’aspetto economico attuale, pensando, senza tenere conto delle condizioni pedoclimatiche ed ambientali di ridurre l’inquinamento da pesticidi, come li chiamano loro, come se ad inquinare il mondo fosse il settore primario, come se l’uso di stabiliti prodotti non fosse determinato proprio dalle cambiate condizioni ambientali.
Mentre qui si filosofa l’agricoltura nazionale nonostante grida d’allarme, lanciati nel vuoto, scivola sempre più nelle tenebre, complici le organizzazioni professionali, sempre e comunque divise sul sesso degli angeli, ed una politica incapace di ascolto e di soluzioni. Siamo stati coartati, ci hanno portato via dalle nostre terre illudendoci con le luci della città, per portarci operai in settori sovvenzionati, bisognosi di continui servizi e infrastrutture che hanno a dir poco deturpato e dissestato i nostri giardini, con le evidenti conseguenze: basta una goccia di acqua in più per provocare una tragedia. Ma il dramma più grave è la disobbedienza totale alle regole del mercato, al volere a tutti i costi manipolare, interagire, intervenire, pur di controllare, loro, il giro del vil denaro, un dramma che ha creato economie e mercati virtuali sia nell’industria, nel terziario, e nell’agroalimentare, che ha spostato migliaia di persone e forza lavoro da un settore all’altro, distruggendo il ricambio generazionale nel settore primario, nel 2007 un imprenditore agricolo con meno di 35 anni ne vedeva 13 ultra sessantacinquenni. Fra vent’anni continuando così chi produrrà il grano per fare il pane in Italia? Chi curerà il giardino Italia? I faccendieri del “palazzo”?
Cosi si esprimeva l’allora Ministro dell’agricoltura; Conte Camillo Benso di Cavour alla Camera dei deputati“Ho fede nell’efficacia degli agricoltori, credo nell’efficacia delle riunioni nelle quali gli agricoltori scambiano le loro idee , visitano le operazioni fatte rispettivamente da ciascuno di loro… Ma l’interevento del Governo, i premi, i sussidi dati da esso, io li giudico più che altro nocivi e sono convinto che qualunque operazione agricola sussidiata dal Governo invece di ispirare fiducia alle classi agricole, invece di invogliare ad aiutarla, ispiri loro diffidenza. Io spero che quello che ho detto basterà per mettervi in guardia contro gli eccitamenti artificiali, contro l’agricoltura ufficiale, perché così facendo si spende molto denaro, si seminano molte distinzioni, molte croci e molti favori, e si raccolgono pochissimi frutti.