Parma: cucina a rischio

Venerd́ 02 Gennaio 1970

Parma: cucina a rischio

A sentire Peirluigi Roscioli, comproprietario del ristorante della "carbonara numero Uno", un simile rischio è verosimile “se gli chef italiani non sorveglieranno gli stranieri la tradizione (italiana) possa lentamente essere erosa: senza controlli tendono a spostarsi verso dove li porta il loro Dna”. Il pericolo più grande è che “nei prossimi dieci anni i cuochi nei ristoranti italiani di medio e basso livello potrebbero essere quasi tutti non italiani”. In questo modo si potrebbe creare una cucina più a buon mercato, tendenzialmente sempre meno italiana al cento per cento, e una più costosa dove l'attenzione ai particolari ne garantirà l'autenticità. Complici anche i clienti che premiano sempre di più i sapori accentuati, sottolineano all’agriturismo Ciato di Parma, e dell’immigrazione, tutto sulla falsa riga di quanto successo con la pizza; quando ad emigrare erano i nostri ceti poveri, con una differenza sostanziale che l’alimentazione mediterranea è considerata dal punto di vista salutistico una delle migliori del mondo. E se Andrea Sinigalia di ALMA sostiene “non possiamo fermare il progresso. Possiamo solo indicare, esattamente, quali sono le cose importanti. Il resto è creatività”, indirettamente dalla Danimarca, durante un incontro informale il ministro Mario Catania dichiara che la buona cucina parte dall’agricoltore “Gli agricoltori, sono i primi difensori dell’ambiente e della qualità di quello che finisce sulle tavole degli Italiani” “La politica da perseguire deve essere quella di mantenere gli operatori sul territorio e per assicurarlo è necessario garantire loro una adeguata redditività”. A rischio un importante patrimonio culturale e socio economico, i consumatori devono poter effettuare scelte consapevoli e l’unico elemento distintivo non può essere solo il prezzo.

                  Schianchi Mario

Pres. “Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma”