Turismo enogastronomico. Funziona; mi ci ficco!

Sabato 27 Ottobre 2012

Turismo enogastronomico. Funziona; mi ci ficco!

Il turismo enogastronomico funziona, nel 2012, supera abbondantemente i cinque miliardi di fatturato collocandosi fra i turismi emergenti, una nuova formula di turismo culturale, e per coldiretti, un italiano su tre, ritiene il cibo fondamentale per il successo della vacanza che per essere perfetta non deve mai far mancare la degustazione delle specialità enogastronomiche locali. Sono ben 229 le denominazioni di origine riconosciute dalla Comunità Europea all’Italia e oltre 4600 le specialità tradizionali censite dalle regioni, 505 i vini ad origine controllata (Doc), controllata e garantita (Docg) e a indicazione geografica tipica (Igt), unico Paese al mondo a vantare un tale patrimonio. Oggi il cibo supera, sempre secondo l’indagine; musei 29%, shopping 16% e sport al 6%. Un segmento di turismo quello enogastronomico, che non si può sottacere e che può essere l’arma vincente per un rilancio complessivo del settore, oggi più che mai la competizione fra le destinazioni per le vacanze, va gioca sulla qualità dell’intera offerta turistica. E’ dimostrato che se ben progettato e gestito, può diventare una vera risorsa per l’economia e anche un motivo per rivivere spazi geografici reconditi. L’intuizione dovrebbe essere riconosciuta alle città del vino seguite a breve dai percorsi enogastronomici ed a quei legislatori che promulgarono la 268/99 dando una legislazione, ma come sovente accade in questo Paese “piatto ricco mi ci ficco”. Il fatto che tutti ci si ficchino di per se non è negativo, negativo può essere il fatto che ci si ficchi chi non ha le dovute competenze, chi non ha alle spalle una conoscenza e una tradizione, chi lo fa perché ritiene sia un momento in cui li si può attingere, chi lo fa in concorrenza al ribasso sulla qualità delle proposte.

Queste negatività sono spesso talmente evidenti che anche Claudio Nardocci presidente delle pro loco italiane scende in campo contro l’esplosione del numero di sagre senza controlli di igiene e qualità ritenendolo un massacro attuato solo per basse speculazioni. Nel riordino che si sta cercando di riportare nel nostro Paese, se, nella situazione attuale sul versante dei comuni, delle province e delle regioni vi è un grande bailamme, di contro voci di corridoio, ci dicono che il ministro Gnudi sia intenzionato a rimettere ordine. Senza enfasi, senza retorica è questo un momento di grande importanza dove anche le “strade” devono dimostrare capacità di riscatto e di ripresa e di rinnovamento. Lo devono perché le tradizioni, il sapere, il territorio e i prodotti sono parte integrante dell’animo degli operatori, che per dati oggettivi e di competenza sono all’interno dei percorsi enogastronomici certificati.

Schianchi Mario

 

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