Vacanze

Venerd� 10 Novembre 2006

Vacanze

ecco il primo dei racconti, acui farà presto seguito mensilmente FRA AIA E CUCINA Vacanze. Per la maggior parte di noi le vacanze 2006 sono soltanto un ricordo, un ricordo di cui stiamo archiviando gli scatti non già negli oramai inconsueti album da foto, ma in piccoli dischi. E‚Äô proprio inserendo il dischetto in questo album che mi è capitato di trovarmi fra le mani foto sgualcite e consumate dagli anni, stampate su carta sottile, zigrinata ai bordi di un vecchio formato, risalenti con ogni probabilità al millenovecentocinquantacinque/cinquantasei Probabilmente quella fu per me la vera prima giornata di ferie assieme alla mia famiglia, che poi rimarranno le uniche ferie che ci hanno visti tutti assieme. Sicuramente anche a quel periodo non mancava chi poteva permettersi una vacanza vera e propria ai monti od al mare, ma sicuramente sul territorio regionale, per pochi sul nazionale, poi c‚Äôera chi avendo parenti sulle colline si trasferiva presso di loro e chi come noi mezzadri delle terre di mezzo ci si accontentava di una scampagnata, o chi avendo un lavoro dipendente nelle prime fabbriche si poteva permettere una biciclettata sino al mare superando il passo della Cisa. Solitamente mi raccontavano che questi giovani audaci, per evitarsi una insolazione partivano di buon ora, con una sporta attaccata al manubrio, chi lo possedeva uno zaino, sicuramente più comodo, le provviste essenziali per combattere la fame, che al passo si faceva sentire più forte, quasi neanche una lira in tasca e mille raccomandazioni dalla famiglia. Si partiva tutti in gruppo, generalmente si arrivava assieme, ma il ritorno mieteva le sue vittime e se i primi spaccavano quasi il minuto gli ultimi a volte non spaccavano neanche la giornata. Rientravano il sedici mattina dopo avere ripreso un po‚Äô di forze bivaccando sotto gli alberi del passo o sulle scalinate della famosa chiesetta. L‚Äôimpresa era ardua, pur mancando il traffico odierno e comunque bisognava pedalare‚Ķ.pedalare. Va ricordato che lo stato del manto stradale era ben diverso da quello attuale e che tuttavia il percorso prevedeva un dislivello di oltre mille metri ed una distanza di circa cento chilometri La nostra giornata invece fu meno defatigante, quasi da signori. Il mio padrino, colui che ti tiene al battesimo, aveva un negozio nella parte vecchia della città ed era riuscito per soddisfare i suoi fabbisogni ad acquistare una vecchia Topolino furgonata di colore verde scuro. Cos?¨ assieme a mio papà decisero che bisognava prendersi per ferragosto una giornata di meritato riposo e portare a spasso le mogli ed il sottoscritto, non avendo lui figli diretti. Per la mia mamma il quattordici di agosto non fu certo un giorno tranquillo. Come tutti i sabati o le vigilie di cui la copia era nostra ospite doveva preparare il pranzo. Ma per l‚Äôoccasione conven?¨ con papà che un buon galletto arrosto con patate di contorno, un salame, pane, e qualche boccia di vino sarebbero stati più che sufficienti. Al mattino del quindici di agosto, di buon ora l‚ÄôAnselmina, mia mamma, stivò teglia, tovaglia, un vecchi panno, bottiglie e salame in un cartone di recupero che solitamente ci portava Delio, il mio padrino, si perch?© a quei tempi si faceva caso anche ad un cartone di secondamano, in campagna poteva sempre servire. Prima di finire nelle mani dello straccivendolo, colui che passava a venderti gli stracci e a raccattare le cose più strane e che sicuramente non erano più riutilizzabili per nessun uso e motivo, doveva veramente essere in pessime condizioni. La voce possente di mio padre Sesto sentenzio ‚Äúpreparatevi, ha imboccato la strada adesso‚Äù si vedeva in lontananza questo punto verde, ma più che la macchina si vedeva la polvere. Appena arrivati, Delio scese dalla macchina e guardandomi disse, ‚Äú prendi un fiasco di acqua di scorta, mio padre stupito lo guardò in modo interrogativo‚Äù, ‚Äúsi sono venuto su di corsa e mi sembra che la lancetta dell‚Äôacqua sia un po‚Äô alta, sai su per quelle montagne non si sa mai, e se non siamo vicini ad una fontana almeno abbiamo l‚Äôacqua a portata di mano‚Äù. Certamente, bisognava prendere tutte le precauzioni, quel viaggio nessuno di noi lo aveva mai affrontato, almeno in macchina, era lungo e prevedeva tanta montagna, si era ancora più avvezzi ai cavalli da stalla che ai cavalli motore. E il sig. Delio proprio non ne sapeva un gran‚Äôch?© di motori, avendo il negozio in via Costituente, in città, conosceva un sacco di gente ed a quei tempi per alcune cose probabilmente era come oggi. Il mondo cambia in modo frenetico, ma alcune realtà rimangono inalterate nelle nostre tradizioni. Se anche il cibo, di cui tanto mi piace parlare, fosse rimasto nella tradizione come altre cose, probabilmente oggi non saremmo al salone del gusto a parlare di terra madre, ed il sig. Petrini avrebbe avuto sicuramente meno fortuna. Bene, vediamo di partire per le vacanze; sistemato lo scatolone con le provviste ed il bottiglione per la macchia in un angolo del cassone bisognava trovare due vecchi cuscini da mettere sui parafanghi delle ruote posteriori che sporgevano all‚Äôinterno del cassone per creare i sedili per la mamma e la signora Nella, la moglie di Delio. Gli uomini davanti ed io libero come un cagnolino a guardare dall‚Äôoblò posteriore ed anteriore. I profumi o l‚Äôodore che si respirava all‚Äôinterno del cassone non era ben definito, profumo di formaggio, di conserva in pani, mischiato all‚Äôodore di benzina che trovava posto dentro un canestro dell‚Äôultima guerra ed un elmetto tedesco trasformato in imbuto per un eventuale rabbocco. E già, i distributori erano radi, specie in montagna, e la previdenza non era mai sufficiente, e lui con papà, che spesso andavano a fare provvista di prosciutti e formaggi sulle prime colline lo sapevano bene. Date le ultime disposizioni ai fami da spesa persone che vivevano in casa nostra e ci aiutavano ad accudire l‚Äôazienda, il motore della Topolino incominciò a gracchiare senza avviarsi, ed anche la luce rossa sul cruscotto si fece sempre più tenue. Non si era innescata subito la combustione e la batteria forse anche lei un po‚Äô vecchiotta come la Topolino aveva perso di energia, nulla di male esisteva la manovella, avviamento manuale, e dopo uno scoppio, segno che il motore si era ingolfato, incomincio a girare come un gioiello. La Topolino FIAT ‚ÄìFabbrica Italiana Auto Torino- incomincio il suo viaggio verso il ponte di Panocchia, sulla Parma, poi dell‚ÄôEnza a S. Polo, per incominciare ad inerpicarsi verso Vetto costeggiando la sponda destra del fiume. In prossimità del passo del Lagastrello dall‚Äôoblò vidi da vicino quelle montagne che ero abituato ad osservare dall‚Äôaia di Ciato che mi sembravano insormontabili. La vecchia auto si fermò in una piazzola di fianco della strada vicino ad un mucchio di ghiaia che serviva per ripristinare la carreggiata portata con la carretta dagli stradini addetti alla manutenzione e sistemata a dovere con il badile. L‚Äôorologio del sig. Delio l‚Äôunico ad avere un misuratore del tempo al braccio segnava l‚Äôora del pranzo. Le donne stesero su di una pradina di un erba dal colore verde chiaro tappezzata di fiori dai più svariati colori il vecchio panno su cui adagiarono le provviste, mentre mio papà si mise a cercare una fonte per rinfrescare le bottiglie del vino. Io incomincai a correre su questo prato pendente ai limiti del bosco e proprio sulla bordura vidi un grande cespuglio con dei piccoli frutti ancora immaturi che mi ricordavano il Natale, per la prima volta avevo conosciuto l‚Äôalbero delle nocciole. Quel pollo e quel salame consumato all‚Äôaperto in mezzo ad una tavolozza di un verde dalle mille sfumature difficilmente li dimenticherò, avevano un aroma particolare, più buoni di quelli che solitamente vengono serviti oggi. Ai nostri occhi oggi tutto sembra diverso, perch?© diversi sono i modi, gli stili di vita, i tempi, i mezzi, le tecniche, le tecnologie. Diversi ci sembrano gli aromi i sapori dei frutti della terra. Siamo prigionieri del ricordo o veramente lo sono davvero?. Non sarà che la lontananza fa diventare il ricordo una poesia o che se la mente ritorna al passato la memoria tende a cambiare il ricordo? Ed è cos?¨ che nei miei cinquantacinque anni, la vita dura e spesso grama del contadino mi appare sempre più sfumata, bucolica e quasi lirica, ed anche il ricordo dei profumi e sapori si esalta tanto da influenzare il giudizio sui prodotti di oggi ed accendere nostalgie sulla cucina del tempo. Una cosa però e certa, oggi fermarsi su di un prato vicino alla strada del passo più che sentire i profumi della montagna od il canto degli uccelli sentiamo il rombo dei motori e i gas di scarico. Ma non divaghiamo, il nostro viaggio a cerchio rimane ancora lungo per la nostra storica Topolino che nel frattempo si è anch‚Äôessa rinfrescata con l‚Äôaria del passo ed il vecchio manometro non da più segnali di febbre. Lungo il viaggio la batteria ha ripreso energia e rabboccato il radiatore siamo tutti pronti a riprendere il nostro viaggio. Il segnale del passo è a pochi metri, ed appena superato, la macchina da dimostrazione di tutte le sue prestazioni e gli viene la voglia di correre, ad arrivare a Verrucola ci stanchiamo più noi del nostro mezzo di trasporto, quella serie di stretti tornanti fa svolazzare il pollo dentro lo stomaco e cos?¨ decidiamo di fermarci e di concederci oltre che una pausa di riposo un diversivo che solitamente a casa ci concediamo poche volte. Per il babbo una grappa caffè per Delio e tre gelati da dieci lire. Si, avete inteso bene, non mi sono confuso con la moneta corrente, a quei tempi con dieci lire, ovvero con circa una centonovatatresima parte di un euro si comprava un discreto cono di gelato. Che ci pensi il governo, noi riprendiamo rapidamente il nostro viaggio. Scesi che siamo verso Fivizzano, tagliamo a destra per Licciana per una tortuosissima stradina, posti che poi da più grande avrò modo di rivisitare ed apprezzare sia come territorio sia come gastronomia. Da Licciana Nardi saliamo verso la nostra seconda prevista sosta, lago passo Lagastrello. Arrivati al passo, sulla nostra destra appariva un immensa vasca dalle cui sponde declive si capiva che l‚Äôacqua non aveva lo stesso livello per tutto l‚Äôanno, capirò più tardi il discorso delle dighe e delle centrali idroelettriche. Per il momento mi era sufficiente essere sceso da quella gabbia in cui bramavo tanto salire, ma nonostante la mia grande passione quel giorno mi aveva veramente stancato, anche le donne si lamentavano del ‚Äúculo piatto‚Äù che gli aveva fatto venire. Sul ciglio della strada sostava un'altra macchina che il Delio identificò subito, tant‚Äôè che mentre passeggiavamo lungo le sponde incontrò un signore con consorte che si aggregò alla nostra comitiva e non disdegnò poi prima di ripartire verso casa due fette di salame e un bicchiere di vino già messo rigorosamente in fresco in un ruscello che scendeva dal monte. Prima che il sole incominciasse a nascondersi dietro le vette del monte Bocco e Malpasso eravamo già in auto per il ritorno, che si prospettava tranquillo, se non ch?©, dopo la discesa verso Rigoso Valceca su di una strada piena di cacche di vacche e pecore, ai primi tornanti di Lagrimone, alla vecchia Topolino incominciò ad alzarsi la febbre e cos?¨ ci fu una quarta sosta non prevista a Lagrimone. Se son state ferie ditelo voi, un avventura sicuramente. Una cosa ricordo quando siamo arrivati abbastanza tardi, il broncio della nonna Gigia ‚ÄúIn sran miga cosi da don?¨‚Äù Poi con il suo modo burbero, ma con un cuore di mamma ‚ÄúSerch?¨ ed gnir in cà a magner quel, e ti nànò vena chat fag un zabaion, con un gos ed marsala,‚Ķ guerda li che cera‚Äù!

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