Un giorno passò il Frugoni

Lunedì 04 Dicembre 2006

Un giorno passò il Frugoni

Un giorno passò il Frugoni‚Ķ Ciato, antica misura romana, posto nell‚Äôultimo lembo delle terre di mezzo che guardano al colle. La sua collocazione è quanto mai felice, a 13 Km da Piazza Garibaldi, ovviamente stiamo parlando di Parma, a 2 km. dalla fondazione Magnani Rocca, 2,5 Km. dall‚Äôabazzia Madonna della neve, antica fabbriceria annessa alla farmacia di S. Giovanni, 3 Km dal castello di Torrechiara, inserito in uno dei più importanti percorsi enogastronomici nazionali, all‚Äôinterno di quel triangolo che tutti definiscono la valle del cibo; conserva ancora in modo perfetto le sue originali cantine, la parte più vecchia di tutto l‚Äôedificio, dove un arcaico sistema di areazione fa si che i tesori in essa custoditi maturino con pazienza e lentezza imprigionando tutti quei profumi che le strane correnti di aria tipiche della val Parma portano con se partendo dal mare ed attraversando vallate piene delle più svariate essenze arboree. Si dice che il Frugoni, uomo di arte e letteratura, amante delle belle donne e della buona cucina, defin?¨, durante un suo soggiorno in questo luogo, i salumi e il vino servito ai commensali pieni di sfaccettature e profumi come le donzelle del Paese. Pur non essendo famoso ai più, anche per una scelta della proprietà, anche oggi Ciato è meta di artisti, e cultori della buona cucina tradizionale provenienti soprattutto da fuori dei confini provinciali, anche perch?©, proprio per la scelta fatta, essere commensali di Ciato a parte alcune iniziative di apertura inerenti ad eventi calendarizzati ed annunciati dal nostro portale come la‚Äùmille miglia dei sapori‚Äù che si è svolta a primavera è indispensabile una prenotazione e un numero adeguato di commensali, perch?© quella sera solo voi sarete gli ospiti e solo a voi saranno prestate le attenzioni dei padroni di casa. Una scelta spiegano i titolari, Laura, Sara e Mario Schianchi, dettata da necessità operative, per servire i prodotti freschi e sempre al meglio a seconda della stagionalità della disponibilità e per dare ai nostri ospiti la massima libertà in un contesto tutto loro. E per questi motivi che spesso troviamo semplici comitive di amici, cene aziendali, o ospiti di affari, che insieme ai titolari si studiano la festina ludico ricreativa, o la presentazione di plain, o tecnici del settore agricoltura che dopo giornate dimostrative si fermano per concludere a cena la giornata di lavoro. Si perch?© l‚Äôazienda era ed è rimasta tutt‚Äôora prettamente agricola e sui suoi 27 ettari vengono destinati quasi esclusivamente alla ricerca. Ultimamente l‚Äôazienda si è attrezzata anche per l‚Äôospitalità, camere ricavate nei vecchi locali con un accurato restauro conservativo pur dotandole di ogni moderno servizio e arredate con impareggiabile gusto, consono ed integrato nel contesto della più affascinante ruralità. E‚Äô una realtà in cui si respira il lento e tranquillo passare delle ore in un silenzio quasi assordante; affascinanti e meritevoli di essere vissute le cene primaverili autunnali sotto l‚Äôampio porticato illuminato con garbo ed attenzione, porticato che guarda al maniero del PierMaria Rossi, dove ti senti accarezzato anche durante la stagione più torrida da quella brezza che scende dalla val Magra e dal Taverone. Dove, se richiesto, i titolari si fermano volentieri con te in un dialogo infinito, per raccontarti della loro storia dei loro piatti, di misticanze fiorite presentate con l‚Äôattenzione di chi con amore coltiva un orto ricco di aromatiche ed officinali, dei loro progetti per tramandare e mantenere in essere piatti e tradizioni che nessuna nouvel-cusine potrà cancellare. Tortelli o tagliatelle che siano sono ancora forgiati dalla mano della resdora e se entri un po‚Äô in confidenza, puoi scoprire anche qualche segreto, dal come si preparano gli infusi serviti a fine pranzo o le marmellate servite in abbinamento come antipasti o che ornano le supreme crostate. Ma a Ciato trovi anche di più, infatti l‚Äôaspirazione del titolare e di poter realizzare il museo della pasta e del pane, da affiancare ai musei del cibo, ed allora ecco la vecchia stalla e i fienili piene di macchine di un vecchio pastificio della Barilla dei primi del 900 ed antecedenti e poi il modellino del mulino bianco che per anni ha girato sui monitor di mezzo mondo. Ma se vuoi saperne di più devi bussare alle porte della corte.

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